OncoEmatologia: Ematologia Oncologica
La terapia per la leucemia mieloide acuta nelle persone anziane è associata a esiti negativi a causa dell'intolleranza alla terapia intensiva, alle malattie resistenti e alle comorbilità.
Uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto, di fase II, ha confrontato la sicurezza e l'efficacia di tre strategie terapeutiche in pazienti di età pari o superiore a 65 anni con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi: Lenalidomide ( Revlimid ) continua ad alte dosi ( n=15 ); Azacitidina ( Vidaza ) e Lenalidomide sequenziali ( n=39 ); solo Azacitidina ( n=34 ).
L'endpoint di efficacia era la sopravvivenza a 1 anno.
L'età media era di 76 anni ( range 66-87 anni ).13 soggetti ( 15% ) avevano una precedente sindrome mielodisplastica e 41 ( 47% ) presentavano una citogenetica sfavorevole.
La sopravvivenza a 1 anno è stata del 21% con Lenalidomide ad alte dosi, 44% con Azacitidina sequenziale e Lenalidomide, e 52% con solo Azacitidina.
La Lenalidomide in una schedula continuativa a dosi elevate è risultata scarsamente tollerata, con un alto tasso di interruzioni precoci della terapia
Il rischio di mortalità nei primi quattro mesi era maggiore nei soggetti trattati con Lenalidomide continua ad alte dosi; i rischi di mortalità da lì in poi sono stati simili.
Questi dati non favoriscono l'uso della Lenalidomide continua ad alte dosi o di Azacitidina e Lenalidomide sequenziali rispetto alla dose e allo schema convenzionale di Azacitidina da sola in pazienti di età pari o superiore a 65 anni con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi. ( Xagena )
Medeiros BC et al, Haematologica 2018; 103: 101-106
Xagena_OncoEmatologia_2018